«Illustrissimo presidente, abbiamo deciso di rivolgerci a Lei come garante della nostra Repubblica fondata sul lavoro per la grande preoccupazione sulla condizione drammatica delle lavoratrici e dei lavoratori dell’ex llva, oggi Acciaierie d’Italia». Lo scrivono Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm in una lettere inviata a Sergio Mattarella perché, spiegano in una nota, «sentiamo l’urgenza dettata dal rischio per la sicurezza sociale e personale dei lavoratori e per la salute dei cittadini. Questa vertenza è suo malgrado un simbolo dello stato critico dell’industria nel nostro Paese che vede la vita di migliaia di persone sospesa da anni tra cassa integrazione e incertezze».
«Il suo intervento è fondamentale e urgente in questa situazione così critica’», scrivono i sindacati.«La sua sensibilità, a partire dal tema della sicurezza, e il Suo impegno sono essenziali per affrontare questa emergenza e lavorare insieme per trovare soluzioni a beneficio di tutto il nostro Paese». Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm ricordano che «è la seconda volta che ci rivolgiamo a lei, la prima volta fu nel 2019 quando già la situazione era critica», ricordano i sindacati. «Allora grazie al suo impegno la chiusura fu scongiurata e si riaccese la speranza per migliaia di lavoratori e intere comunità».
La governance a maggioranza ArcelorMittal e con una quota di minoranza del socio pubblico «non ha portato i benefici sperati da noi nell’accordo sottoscritto all’allora ministero dello Sviluppo economico nel settembre 2018». In quell’accordo, l’unico approvato da oltre il 93% dei lavoratori, «avevamo stabilito un percorso di risanamento ambientale e industriale con la garanzia occupazionale per tutti i lavoratori, compresi quelli rimasti in liva Amministrazione Straordinaria e quelli delle ditte di appalto».
«A oggi, purtroppo, anche quegli impegni sono stati disattesi e, nonostante il momento favorevole per l’acciaio in Europa e nel Mondo, Acciaierie d’Italia non produce e va avanti a cassa integrazione», spiegano i sindacati. «Nel frattempo, l’Italia è costretta a importare milioni di tonnellate di acciaio per soddisfare il fabbisogno del proprio sistema manufatturiero». Tutto questo sta avendo «gravi conseguenze sociali ed economiche sul futuro di 20mila lavoratori e delle loro famiglie, di intere città e dei suoi cittadini e per queste ragioni siamo a chiederle nuovamente un incontro che potrà essere occasione di dialogo e ascolto per noi metalmeccaniche e metalmeccanici».