Per molti il sottile concetto di evoluzione, legato alle nuove tecnologie, viene concepito come qualcosa di anormale, una stregoneria.
Questo è il caso di Clarbruno Verduccio, inventore di una macchina che riesce a rivelare tumori in pochissimo tempo (2-3 minuti). Si tratta di una sonda composta da un tubo di 30 centimentri, che, grazie alla sua funzione elettromagnetica riesce a scovare tumori ad inizio di formazione.
L’esame non è invasivo e non crea alcun genere di dolore o fastidio, ma soprattutto lo si può compiere quante volte si vuole e senza spogliarsi. Uno strumento affidabile e che non è ingombrante: è infatti portatile e non presenta la necessità di essere integrato con lastre fotografiche o altri elementi. I risultati si vengono a sapere immediatamente. Chi ha, però, timore che questa invenzione prenda sempre più piede?
Pazienti, il Ministro della Salute che ha inserito l’apparecchio nel catalogo degli strumenti medici e anche il professor Umberto Veronesi, sperimentatore della macchina nel suo Istituto europeo di oncologia a Milano, hanno riscontrato la validità dei risultati e dell’efficienza e accuratezza della nuova invenzione.
Nonostante ciò la Galileo Avionica, società della Finmeccanica, ha scelto di chiudere la Trim Probe Spa, realtà che produceva l’apparecchio. La chiusura è stata decisa perché l’azienda non ricopriva più un ruolo chiave in un gruppo particolarmente incline alla creazione di strumenti per la difesa militare.
Triste storia, quindi, dell’inventore 54enne che si presenta con una laurea in fisica e ingegneria elettronica negli Stati Uniti e che, oltre alle collaborazioni con il Cnr di Bologna e la cattedra all’Università di Urbino (Metodologia della ricerca), meriterebbe il premio Nobel per la fisica e la medicina unite. Arruolato perché forniva mezzi per la difesa militare, ma scopritore per caso del bioscanner: «Nel 1985 collaboravo col battaglione San Marco. Mi fu chiesto se ero in grado di mettere a punto una tecnologia per intercettare i pescatori di frodo che di notte approdavano sull’isola di Pedagna, zona militare al largo di Brindisi. Le telecamere non potevano essere installate per la troppa salsedine e le frequenti mareggiate. Stavo lavorando a una specie di radar antiuomo, come quelli che gli americani usavano in Vietnam, quando mi accorsi che alcune bande di frequenza in Uhf, fra i 350 e i 500 megahertz, quindi al di sotto dei canali televisivi, interagivano bene con i tessuti biologici delle persone.
Volevo sperimentare la possibilità di usare l’elettromagnetismo anche per rintracciare le mine antiuomo sepolte nel terreno: il rilevatore registrava qualsiasi discontinuità nella compattezza della sabbia fino a 20 centimetri di profondità. Mentre ero nel mio laboratorio, notai che sugli analizzatori di spettro una delle tre righe spettrali spariva completamente ogniqualvolta mi avvicinavo al banco di prova. Strano. Quel giorno avevo ingurgitato un panino col salame in treno ed ero in preda a una gastrite terribile. Mi si accese una lampadina in testa. Chiamai Enrico Castagnoli, ex radarista della Marina, mio vicino di casa, e gli chiesi come si sentisse in salute. “Benone”, mi rispose. Ripetei la prova su di lui: nessuna variazione di spettro. La conferma che cercavo. Il bioscanner ha l’omologazione dell’Istituto superiore di sanità, che ne ha attestato la non nocività. Per ogni organo occorre poi una procedura di validazione presso enti accreditati dal ministero della Salute. Per le ovaie la sperimentazione avviata dall’Istituto nazionale dei tumori di Milano ha dimostrato un indice di sensibilità del 91%, il che è particolarmente confortante, trattandosi di una neoplasia che non dà sintomi e in genere viene scoperta quando vi sono già le metastasi. Nello stesso istituto sono stati testati i tumori del retto: siamo sull’89% di attendibilità.
Le prove per la tiroide e lo stomaco-duodeno, eseguite nelle Università di Catanzaro e Genova e nell’ospedale maggiore della Marina militare a Taranto, si sono rivelate esatte al 90% e in due casi al 100%. I tumori della vescica, testati all’ospedale Vito Fazi di Lecce, hanno restituito un dato sicuro nell’89,5% dei casi. Per la prostata e il seno siamo al 72%». Al termine della sua intervista viene anche rilasciata una dichiarazione su chi fosse in disaccordo con la sua opera: «Durante un vertice all’Istituto superiore di sanità, al quale ero stato accreditato dall’Ieo del professor Veronesi, uno dei presenti mi ha detto: “Cos’è? Stregoneria?”. Gli ho obiettato che un’industria che produce cacciabombardieri difficilmente spreca tempo in riti vudù. Il bioscanner è la macchina del futuro. Ma capisco che sarebbe stato come parlare dei telefonini nel 1700. Sono un capitano di fregata precario. In Marina ho lavorato solo sei mesi l’anno, agli inizi senza stipendio. E dal 2 luglio sarò congedato perché compio 55 anni, che è l’età limite per far parte come ufficiale delle forze di completamento. Eppure questo è il periodo più fertile della mia vita di inventore: due brevetti depositati, fra cui un’antenna tattica omnidirezionale per collegamenti satellitari utilizzata dal contingente italiano in Afghanistan, e altri quattro già pronti».
LUIGI GIANNELLI