Bce, i tassi, le imprese, le famiglie

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La giornata odierna non è nata sotto i migliori auspici.

 

Ci chiama Alfonso Cialdella, il Presidente territoriale del comprensorio BA-BAT-FG della Confimi, la Confederazione della Industria Manifatturiera Italiana e della Impresa Privata, con atteggiamento insofferente. Ci ha chiesto d’essere intervistato perché la BCE ha alzato i tassi e lui, da Presidente Confimi, voleva rilasciare delle dichiarazioni.

Ed ecco il dialogo che si è svolto al telefono.

 

D: Ci dica, Presidente, cosa è successo di così irritante?

R: La BCE, mortificando le speranze del tessuto produttivo, ha alzato ulteriormente i tassi. Di altri 25 punti.

 

D: Guardi che la BCE ha il compito specifico di monitorare e controllare l’inflazione. E’ sua competenza la politica monetaria che è indipendente dalle visioni politiche di qualunque colore e dai governi. A giugno, l’inflazione è del 5,3% su base annuale. Una inflazione così si mangia il potere di acquisto dei redditi.

R: Non c’è dubbio che l’inflazione eroda il potere d’acquisto. Ma Non c’è dubbio che l’inflazione eroda il potere d’acquisto. Ma, come sostiene instancabilmente, da tempo, il nostro Presidente Nazionale Paolo Agnelli, siamo arrivati ad un livello dei tassi mai visto; addirittura del 4,5%. Un aumento parossistico in un brevissimo periodo temporale. Il costo del danaro è quasi allo stesso livello della inflazione. E non è finita qui: il tasso sui depositi presso la banca centrale è salito al 4%; quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 4,5%; il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 4,75%.

E’ un colpo alle reni del sistema produttivo ed è una ghigliottina sull’Italia. Con un debito pubblico stratosferico, alla inflazione si aggiunge il costo del denaro. Che succederà degli investimenti di Stato e dei privati? Che succederà del PNRR? Che succederà della manovra? Alle imprese, e a tutto il Paese, manca l’ossigeno.

 

D: Presidente, da una parte bisogna pur cominciare

R: E’ vero. Non possiamo fare come l’asino di Buridano che, indeciso fra il bere e il mangiare, finì al mattatoio.

Ma non possiamo nemmeno mangiare soltanto senza bere, o viceversa, perché la fine è sempre la stessa, il mattatoio, ma con maggior sofferenza.

L’economia non può, a mio parere, essere traguardata solo dal punto di vista monetario. E, poi, l’economia, non è un gommone che risponde subito ad un cambio di direzione: è invece come un transatlantico, risponde con lentezza.

Mi spiego: il cambio dei tassi influenza non solo il futuro ma anche il passato. Investimenti già fatti, come mutui , prestiti  etc, già archiviati nel conto economico, subiscono pesanti contraccolpi perché le rate saltano, quasi raddoppiando, dopo dieci aggiustamenti al rialzo dei cambi.

Le famiglie vanno in difficoltà, le imprese soffocano, il potere d’acquisto è falcidiato, il futuro entra nella zona di rischio della infattibilità.

Non è solo quest’ultimo aggiustamento il problema. Ma è tutto il comportamento schizofrenico della BCE, che dopo aver inondato la Unione di moneta, gratis e addirittura sotto con tassi negativi, ora stringe di colpo il morso. Il cavallo impazzisce. Ci vuol tanto a capire? Prima inondo il mercato di concime per favorire la crescita, poi butto diserbante. Che logica c’é?

 

D: Anche la FED, la Banca Centrale Americana sta aumentando i tassi.

R: E’ vero. Sia FED che BCE hanno stampato moneta a gogò.

Ma le due economie, quella americana e quella europea, sono diverse.

Mentre l’inflazione americana nasce da fattori interni; quella europea nasce da fattori esterni.

Mentre in America si può intervenire con la politica monetaria, e gli effetti benefici si vedono perché il sistema risponde; in Europa la politica monetaria può avere solo scarsi risultati.

E gli effetti si vedono: il sistema risponde a fatica.

La stessa BCE ha indicato le previsioni della inflazione: al 5,6% nel 2023, al 3,2% nel 2024 e al 2,1% nel 2025. E dice anche che ciò è dipeso, in realtà, soprattutto dall’evoluzione dei prezzi dell’energia. Ma, e qui si rimane molto perplessi, dice anche, nel comunicato che “L’aumento odierno dei tassi di interesse riflette la valutazione del Consiglio direttivo delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari disponibili, delle dinamiche sottostanti dell’inflazione e della forza della trasmissione della politica monetaria“.

Quindi anche la BCE capisce che le cause della inflazione sono diverse in USA e in EU; che, da noi, la politica monetaria non risolve da sola il problema della inflazione; che i tempi di normalizzazione sono lunghi rispetto a quelli americani.

Ma allora, da dove viene la fregola di copiare la FED? Dove sono gli interventi politici a sostegno della politica monetaria? Sembra che qui si giochi, da burocrati da scrivania, con la pelle di una società,  produttiva e civile, già in enorme difficoltà per questioni esterne come il costo della energia, la guerra, la chiusura di mercati profittevoli, l’asfissia monetaria, l’immigrazione.

Stiamo bruciando tutti inostri risparmi. Siamo amareggiati e preoccupati.

 

D: Comprendo benissimo il suo stato d’animo; e le difficoltà di condurre una azienda in uno scenari instabile e schizofrenico. Ma solo la consapevolezza di tutti può aiutare ad trovare percorsi fruttuosi e più agevoli. La ringraziamo di averci scelti per la sua esternazione.

 

Qui si è conclusa la telefonata, in verità, molto amara.

Il futuro non si presenta roseo, certamente in salita, ma bisogna, con tenacia, opporsi ad ogni deriva disgregatrice, individuare i veri fattori negativi, porvi rimedio il più presto possibile prima che sia troppo tardi.

 

 

Antonio Vox

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