Lavoro. 450 morti bianche in metà anno, e giovani rischiano il doppio

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 “Giunti a metà anno, il bilancio è ancora drammatico”: 450 morti bianche in Italai. “Nei 14 anni da quando monitoriamo l’emergenza, constatiamo mese dopo mese come la situazione sia grave, anzi gravissima. E a testimoniarlo, purtroppo, è il numero dei decessi in occasione di lavoro, che rimane stabile negli anni.

Ciò significa che il livello di sicurezza raggiunto negli ambienti di lavoro non è sufficiente a tutelare la vita dei lavoratori”. Questa la prima riflessione sulla più recente indagine condotta dall’Osservatorio Sicurezza sul lavoro e ambiente Vega Engineering di Mestre da parte del suo presidente, Mauro Rossato. “Numeri inquietanti che narrano le tragedie personali di chi ha perso un familiare mentre svolgeva la propria attività lavorativa. E, dopo sei mesi, ciò che ancora desta preoccupazione è l’incidenza di mortalità specie tra i giovanissimi lavoratori”.

Per chi ha tra 15 e 24 anni, infatti, il rischio di morire sul lavoro è quasi doppio rispetto ai colleghi con età tra 25 e 34 anni (14 infortuni mortali ogni milione di occupati contro 7,8). “Inoltre- prosegue Rossato- se dal confronto con l’anno scorso possiamo considerare positivamente la diminuzione del 22,4% degli infortuni denunciati, dobbiamo però sempre riportare alla memoria come nel 2022, e in particolare nei primi mesi dell’anno, fossero ancora molti gli infortuni denunciati connessi al Covid che oggi, invece, non compaiono quasi più nelle statistiche”.

Sempre sul fronte delle incidenze, quella minima viene rilevata, invece, tra 35 e 44 anni (7,6 infortuni per milione di occupati), mentre la più elevata nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (55,3), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (26,4). 

 Per quanto riguarda gli stranieri deceduti in occasione di lavoro, sono 60 su 346. E il rischio di morte sul lavoro, dice l’Osservatorio di Mestre, si dimostra essere sempre superiore rispetto agli italiani. Gli stranieri, infatti, registrano 25,3 morti ogni milione di occupati, contro i 13,8 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati. In generale, sono state 450 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 346 in occasione di lavoro (+1,2% rispetto a giugno 2022) e 104 in itinere.

Ancora alla Lombardia la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (64). Seguono: Lazio (33), Veneto (32), Campania (29), Piemonte (27), Emilia Romagna (26), Sicilia (22), Puglia (19), Toscana (14), Abruzzo (13), Friuli Venezia Giulia e Umbria (11), Trentino Alto Adige (10), Marche e Calabria (nove), Liguria (otto), Sardegna (sei), Basilicata (due) e Valle d’Aosta (uno). Nei primi sei mesi del 2023 è sempre il settore Trasporti e Magazzinaggio a registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 50. Ed è seguito dalle Costruzioni (39), dalle Attività Manifatturiere (37) e dal Commercio (27). La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (127 su un totale di 346).

Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio a giugno 2023 sono 23, mentre 11 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono appunto 60, mentre sono 19 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere. Il lunedì è il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi sei mesi dell’anno (19,9%).

 Le denunce di infortunio sono in diminuzione del 22,4% rispetto a fine giugno 2022. Erano, infatti, 382.288 a giugno 2022. Nel 2023 sono scese a 296.665. E il decremento risulta essere sempre maggiormente rilevante, come del resto nei mesi precedenti, nel settore della Sanità; lo scorso anno le denunce erano 52.563, mentre a fine giugno 2023 sono diventate 14.150 (-73,1%).

Altra conferma, questa, della ‘quasi’ totale ‘estinzione’ degli infortuni connessi al Covid dalle statistiche.

Anche dopo i primi sei mesi del 2023, il più elevato numero di denunce arriva dalle Attività Manifatturiere (35.503). Seguono: Costruzioni (15.453), Trasporto e Magazzinaggio (14.900), Commercio (14.434) e Sanità (14.150). Le denunce di infortunio delle lavoratrici italiane da gennaio a giugno 2023 sono state 106.305, quelle dei colleghi uomini 190.360. “Incredibile e allarmante”, infine, dice l’Osservatorio, il dato relativo alle denunce degli infortuni dei giovanissimi. Fino ai 14 anni si rilevano 30.712 denunce (oltre il 10% del totale).

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