Se l’informazione non avesse cessato di esistere e avesse continuato ad essere il controllore del rispetto delle regole democratiche dello Stato, la persuasione non avrebbe prevalso sulla informazione. Questo argomento è tuttora ignorato da gran parte della comunicazione ufficiale.
La politica assieme alla stampa e al web sono colpevoli di una diffusione malsana di acquisizioni di dati trasmessi, creando l’altro, “nemico”. All’interno di questo dualismo fra buono e cattivo, non si è riuscito ad impedire, l’emergere di non rari casi di manifestazioni di coraggio, di cui i bambini sono stati i primi protagonisti, accompagnati dalla incoscienza degli adulti.
Sull’onda Covid, l’informazione terrorizzata ha creato una società fatta di puri e di impuri, con il fondato rischio dell’azzeramento delle differenze dopo l’inoculo. Il malato a prescindere, ovvero il sano che dovrebbe ammalarsi e che vogliono curare con i così detti vaccini, appartiene ad una utenza già afflitta dalla inefficienza di un Servizio Sanitario e dalle sue liste di attesa. Ma tutti dimenticano o fanno finta di non ricordare il decreto legge DEL 29 Aprile 1998 N°124, entrato in vigore il 1 Maggio del 1998, grazie al quale i cittadini possono far valere i loro diritti.
Ricordiamo i vari interventi legislativi che si sono occupati fino ad ora della problematica. Il D. Lgs n. 124 del 29 aprile 1998, la legge del 23 dicembre 2005 n.266 articolo 1 comma 282, la legge 23 dicembre 1994 n.724 articolo 3 comma 8, il Piano Nazionale delle liste di attesa, PNGLA, 2019 2021, trattano delle liste di attesa con direttive ben precise. In particolare l’art 3, comma 10, stabilisce che:” le Regioni, attraverso i direttori delle Aziende Unità Sanitarie locali e ospedali, devono stabilire i tempi massimi che intercorrono tra la richiesta e la esecuzione della prestazione. Intervallo di tempo che dovrebbe essere ben pubblicizzato e comunicato all’assistito al momento della richiesta della prestazione.
Cosa di non facile riscontro”. Inoltre sospendere le attività di prenotazione (fenomeno delle cosiddette liste d’attesa bloccate, agende chiuse, è una pratica vietata dalla legge 23 dicembre 2005, N 266 articolo 1 comma 282 (Finanziaria 2006)”.
Eppure non abbiamo smesso di pagare le tasse che sostengono la spesa sanitaria, in particolare l’IVA (imposta sul valore aggiunto), il 20% versato dai contribuenti finanzia la sanità. L’IRAP (imposta regionale sulle attività produttive) in pochi a pagarla, essendo crollato il numero delle attività che producono. Mentre l’aliquota IRPEF (imposta sul redito delle persone fisiche) nazionale, con la quale paghiamo anche la Sanità è gravata dalle Addizionali Regionali e da quelle Comunali, stabilite dalle amministrazioni locali. Accise sui carburanti e contributi al SSN con le assicurazioni RC auto, ad intervalli irregolari.
La Regione Puglia, già in affanno, come da recenti disposizioni regionali contenute nel” DGR 412 del 28/3/2023, si conferma fra le regioni in Piano di Rientro, sono sette fino ad ora (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise Puglia e Sicilia), di cui due commissariate (Molise e Calabria) con il rischio che venga commissariata, a causa del pesante disavanzo del SSR nell’esercizio 2022.
Tornando all’argomento delle liste di attesa, se l’Asl non è in grado di rispettare i tempi stabiliti dal sanitario sulla ricetta medica, l’utente potrà chiedere che la prestazione (visita, esami diagnostici, ricovero in day hospital) venga eseguita INTRA MOENIA pagando il ticket se non esente. Altrimenti la prestazione potrà essere eseguita presso una struttura privata accreditata, anticipando il pagamento e chiedendone il rimborso tramite domanda da indirizzare al direttore generale. Il facsimile del modulo, è reperibile sul web cercando le parole chiave “liste d’attesa i possibili rimedi”.
UGO LOMBARDI