La xylella

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La Puglia, si sa, è pesantemente afflitta dalla xylella. La questione è molto complessa e tra le sue cause c’entra la mala politica agricola. Per porvi rimedio (anche se parziale e tardivo) i tecnici hanno indicato ai politici alcune tecniche necessarie ad arginare il fenomeno.

Non ci voleva molto, né serviva attendere o studiare gran che per dire che qualche aratura (e potatura oltre a trattamenti fitosanitari) sarebbe stata efficace in questa opera di contenimento. Quindi la Regione si è attivata con la emissione di questi obblighi colturali a carico degli ulivicultori.

Non si dice con quali soldi si debbano curare e coltivare questi uliveti visto che l’intero settore è affetto da un’altra malattia ancor più grave che è la sovraproduzione e quindi sotto valutazione del prodotto (pur eccellente). I bassi prezzi realizzati dai produttori venditori del prodotto finito rendono non remunerativo il lavoro di produttori di olio extravergine di oliva. Inoltre non si sa chi dovrà materialmente effettuare tali operazioni.

Infatti ad onta delle statistiche sulla disoccupazione meridionale e segnatamene delle aree vocate alla olivicultura e afflitte dalla xylella non vi sono sufficienti disoccupati disponibili a migliorare la propria situazione economica … lavorando nei campi: cioè non vi sono contadini sufficienti per arare (e potare aggiungiamo noi) anche se vi sono moltissimi disoccupati che si lagnano.

Quindi questo provvedimento ovvio e salvifico delle nostre piantagioni è di difficile attuazione specie dove le piante sono state colpite dalla malattia. Quindi questo obbligo si trasforma in un aggravio di costi a carico proprio di coloro che andrebbero incentivati e premiati nel loro campito di arginamento della infestazione e di corretta conduzione delle piante.

 

Questa gravissima miopia della politica agricola regionale e nazionale è nulla rispetto a quanto accade agli ulivi che troviamo nelle vicinanze delle città. Centinaia di migliaia di ulivi abbandonati da decenni fanno da corona alle città pugliesi e segnatamente di Bari; e sembra che queste piante siano escluse dai provvedimenti regionali. Non se ne è accorto nessuno della loro esistenza? Il turista che percorre migliaia di chilometri per venire da noi rimanendo incantato dai campi amorevolmente curati, si scandalizza nell’assistere a questo scempio. La normativa anti xylella non si applica a quelle piante? come mai nessuno applica la norma a coloro che sono proprietari di tali piante vicine alle città e a Bari specialmente? Non ci si rende conto che sono un vero perfetto nido per quella e tutte le altre malattie infestanti degli ulivi? Perché i percettori di reddito di cittadinanza (e altri beneficiari del welfare) non vengono invitati a salire sul trattore per arare quei terreni? Perché non si fa un censimento dei terreni abbandonati (facilissimo con le moderne tecnologie) per venderli alle imprese che fossero interessate alla loro conduzione?

 

Certo, non vorremmo scomodare dal loro sonno i dipendenti regionali, ma gli attuali provvedimenti evidentemente ispirati da chi non sa cosa sia l’agricoltura e l’economia, vanno rivisti immediatamente per garantire una forte premialità e non pene per chi lavora o vorrebbe farlo, inducendo così anche i proprietari assenteisti a fare la loro parte….

 

CANIO TRIONE

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