«Con il riconoscimento dei debiti di Acquedotto Pugliese, la quantificazione dei volumi erogati in favore dei Consorzi di bonifica e dell’ex Ilva, questa giunta regionale ha scritto una pagina storica per la Basilicata, tutelando i diritti dei lucani di oggi e di domani». Così, in una nota, l’assessore all’Ambiente ed energia della Regione Basilicata, Cosimo Latronico, in merito alla firma dell’accordo siglato con Regione Puglia e governo sull’acqua che la Basilicata fornisce alle altre regioni «che si quantifica e si paga in tempi ragionevoli».
L’accordo raggiunto, seppur come rimarca Latronico, rappresenta «una partita che finisce qui, perché ci sono ancora tante questioni da risolvere in maniera definitiva», è per il governatore Vito Bardi «una firma storica» alla quale si è giunti grazie al «lavoro fondamentale», oltre che di Latronico, dell’intero governo Meloni e in particolare del ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, e del «collega Michele Emiliano per la disponibilità a chiudere un accordo senza precedenti, che dimostra la capacità di dialogo tra regioni anche di colore politico differente». Ma l’assessore lucano ha ragione quando parla di «partita» non chiusa perché ora è il momento di destinare le risorse derivanti dall’accordo, risorse che Latronico vorrebbe «immediatamente disponibili in favore dei lucani per efficientare le condotte idriche colabrodo di acquedotto lucano, un’altra eredità pesantissima del passato, e poi provvedere a dare la giusta ricompensa nelle bollette dei lucani, che aspettano questo beneficio da troppo tempo».
Un punto, quest’ultimo, che ha fatto sobbalzare i consiglieri regionali pugliesi di Azione, Fabiano Amati, Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, e il responsabile regionale acqua di Azione Nicola Di Donna.
«La Basilicata – ammoniscono – non può usare le somme versate da Aqp a titolo di compensazione ambientale per sconti nella bolletta dell’acqua o organizzare festival, eventi o sagre. Le norme europee e statali sulle compensazioni ambientali, comportano la destinazione delle risorse economiche solo per manutenzione di sorgenti e corsi d’acqua. E questa è una destinazione esclusiva, e nessun accordo di programma – vecchio o nuovo – può stabilire modalità diverse o autorizzare finalità non previste dalle leggi».
«La Puglia preleva l’acqua dalle sorgenti che sgorgano in Campania e Basilicata, ma facenti parte del sistema idrogeomorfologico meridionale. Per questo motivo l’acqua è di tutti, compresa la Puglia, non è commerciabile e il suo utilizzo è regolato da Piani distrettuali e da diversi accordi di programma», proseguono i rappresentanti di Azione.
«L’oggetto di questi accordi di programma – ribadiscono Amati, Clemente, Mennea e di Donna – è limitato a non far gravare le spese di manutenzione delle fonti e dei corsi d’acqua esclusivamente sulla regione nel cui territorio insistono le sorgenti. Per questo motivo tutte le regioni che utilizzano l’acqua sono tenute a farsi carico di un contributo a titolo di compensazione ambientale. È perciò contro le leggi, comprese quelle geologiche, e il buon senso, pensare di poter assimilare la cessione dell’acqua a quella di una merce, con la possibilità di utilizzare le somme versate a titolo di compensazione ambientale come se fosse una remunerazione per un prodotto di proprietà». Anzi, rimarcano da Azione, «nessun versamento potrà essere effettuato da Aqp alle regioni Campania e Basilicata, senza un programma di lavori ambientali, relative stime e, soprattutto, puntuale rendicontazione». Le compensazioni frutto dell’accordo diventano così oggetto di nuovo contenzioso anche se Bardi tira dritto e rilancia: «dopo il gas, l’acqua. E in prospettiva l’energia elettrica, con la nostra proposta sulle rinnovabili all’attenzione del ministro Pichetto Fratin. Vogliamo che le risorse naturali, di cui è ricca la Basilicata, costituiscano un vantaggio concreto per tutti coloro che vivono e lavorano in Basilicata. L’acqua della Basilicata è dei lucani. E i lucani devono trarne beneficio».