Taranto: riciclava proventi attività illecite, scatta sorveglianza speciale e obbligo soggiorno

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Un provvedimento di sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno per la durata di 5 anni, emesso dal tribunale di Lecce, è stato eseguito dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Taranto a carico di un pregiudicato della città jonica considerato il presunto promotore di una organizzazione criminale, con base operativa a Taranto, che avrebbe commesso, tra l’altro, una serie cospicua di delitti di tipo economico, come il trasferimento fraudolento di valori, la truffa aggravata ai danni dello Stato, la sottrazione all’accertamento delle accise sugli oli minerali e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti.

La misura, richiesta dalla Procura della Repubblica Direzione distrettuale antimafia di Lecce, rappresenta l’ulteriore sviluppo di investigazioni di polizia giudiziaria svolte dai finanzieri, su delega dell’Autorità giudiziaria di Lecce. L’uomo era stato già sottoposto a misure di prevenzione di carattere personale nel 2005 e nel 2008. Nell’aprile del 2021 a suo carico vennero applicate misure cautelari personali e il sequestro di beni per un importo di circa 20 milioni di euro.

Secondo gli esiti delle investigazioni delle Fiamme Gialle, negli anni successivi a quei provvedimenti il pregiudicato avrebbe riciclato e autoriciclato nel circuito economico legale i proventi delle attività illecite, costituendo e finanziando una serie di società e di imprese intestate a sé stesso e a prestanome.

 Già nel 2019 l’uomo sarebbe stato coinvolto in attività illecite concernenti la vendita di carburante in evasione delle accise, anche grazie al controllo di alcune imprese compiacenti operanti nel settore, con sedi nella provincia di Taranto e in Campania. Tali società ‘strumentali’, alla luce del presunto ‘sistema di frode’ ricostruito dalle Fiamme Gialle, avrebbero simulato l’acquisto di carburante agevolato per l’agricoltura da un deposito di prodotti energetici di Bari, godendo in tal modo delle relative agevolazioni fiscali, operando invece il prelievo di corrispondenti quantitativi di gasolio per autotrazione, gravato interamente dalle accise.

Per il tramite di autotrasportatori compiacenti, in possesso di cisterne munite di un dispositivo in grado di sprigionare un colorante idoneo a rendere il prodotto uguale al gasolio agricolo in caso di controllo delle Forze dell’Ordine, la merce prelevata sarebbe stata apparentemente scaricata in un deposito della provincia tarantina, per essere in realtà ceduta, in evasione delle accise, a distributori compiacenti campani. Per far quadrare la contabilità, le imprese controllate dal pregiudicato avrebbero quindi emesso fatture attestanti falsamente la vendita di un equivalente quantitativo di gasolio agricolo ad aziende inattive e ignare, con sedi in diversi comuni della provincia di Taranto.

Il carburante così ceduto in evasione delle accise è stato quantificato complessivamente in oltre 21 milioni di litri, per un’accisa evasa pari a circa 13 milioni di euro. Tali ingenti profitti sarebbero stati quindi autoriciclati e riciclati dal pregiudicato e dai suoi fiduciari attraverso la costituzione e il finanziamento di diverse imprese commerciali attive nel settore della distribuzione di alimenti e bevande (pizzerie, bar e pasticcerie).

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