Da qualche giorno c’è grande attenzione mediatica intorno al MArTa per l’allestimento del gruppo scultoreo “Orfeo e le Sirene”. La città dei due mari, infatti, sulla quale spesso si accendono i riflettori a causa dell’ex ILVA e delle tragiche conseguenze ambientali e sanitarie, è al centro del dibattito da mercoledì 5 aprile, quando sono state presentate ufficialmente le statue, sulla cui autenticità sono sollevati dubbi che un lavoro di ricerca potrà e dovrà certamente chiarire. Scavato clandestinamente in un’area archeologica del territorio tarantino negli anni Settanta e successivamente esportato illecitamente negli Stati Uniti d’America, il gruppo è tornato in Italia a settembre e da pochissimi giorni occupa la prima sala del museo tarantino.
«Alla conferenza stampa di presentazione è intervenuto anche il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il quale ha ancora una volta posto l’accento sulla presunta necessità di investire nel settore culturale solo per ottenere un ritorno economico – affermano dal gruppo pugliese di Mi Riconosci – in un momento in cui anche l’atto di indirizzo ministeriale per il prossimo triennio prevede l’incremento del costo dei biglietti di ingresso dei luoghi della cultura».
Tutti gli intervenuti hanno messo in risalto quanto questo capolavoro del IV secolo a.C. possa offrire a Taranto una nuova possibilità di riscatto. Questa narrazione deve essere messa in discussione: non pensiamo che quelli che sono stati definiti i “bronzi di Riace” di Taranto possano da soli dare inizio ad un processo di cambiamento. Taranto e il suo territorio hanno bisogno di politiche culturali e progetti lungimiranti, sostenibili, che siano attenti alle esigenze dei suoi abitanti e che coinvolgano anche il suo Museo archeologico. Se in questo grande progetto di riqualificazione di Taranto deve essere, com’è giusto che sia, coinvolto il MarTa, questo deve essere nelle condizioni per poter esprimere a pieno tutte le sue potenzialità.
«Non bastano annunci, canti di sirene e discorsi ricolmi di retorica – continuano – Un Museo come quello di Taranto, segnato da tempo da una grave carenza di personale e che vede ad oggi una sola funzionaria archeologa in servizio, non ha bisogno di un nuove opere ma di investimenti strutturali e di nuove forze competenti e adeguatamente retribuite. Crediamo che questa sia l’unica via per rendere il MarTa un’istituzione del territorio e per il territorio e dunque capace non solo di attrarre ma anche di andare incontro ai cittadini e alla città.»