In tre armati, due di pistola ed il terzo di un’arma bianca, e vestiti da netturbini, probabilmente per dare meno nell’occhio dato l’orario, avrebbero fatto irruzione a casa di un albergatore della costa jonica di Taranto mentre quest’ultimo riposava e lo avrebbero minacciato e picchiato facendosi consegnare monili e denaro contante dal valore complessivo superiore ai 50.000 euro. E’ accaduto nel pomeriggio del 24 giugno dell’anno scorso. Stamane i carabinieri del Comando Provinciale del capoluogo jonico, con l’ausilio del Nucleo Cinofili di Modugno, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Taranto, su richiesta della Procura della Repubblica, a carico di cinque persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di estorsione, rapina aggravata e lesioni personali.
L’indagine è stata condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Taranto, con metodi classici, quali ascolti di testimoni, servizi di osservazione ed individuazioni fotografiche, effettuate grazie anche all’analisi dei profili social dei presunti autori, con il coordinamento della Procura della Repubblica. L’albergatore, mentre veniva minacciato, avrebbe approfittato di un momento di distrazione degli indagati, per provare a fuggire, ma sarebbe stato subito raggiunto, scaraventato a terra e colpito ripetutamente con calci e pugni, riportando proprio per questa “brutale aggressione”, condotta con “modalità estremamente violente”, come si legge nell’ordinanza del gip, la frattura del polso. Le indagini hanno consentito, poi, di ricostruire il piano criminoso dei presunti autori del reato. Tre di essi, infatti, avrebbero, prima dell’episodio, frequentato la struttura ricettiva come lavoratori dipendenti, “venendo a conoscenza delle abitudini dell’imprenditore”, per poi essere allontanati da quest’ultimo per i loro precedenti penali.
Gli stessi, in possesso delle chiavi dello stabile, avrebbero avuto un ruolo chiave nel furto di sei casse di un sistema di amplificazione, dall’ingente valore economico, perpetrato alla metà del mese di giugno nell’albergo. L’impianto audio sarebbe, poi, stato restituito, con la dinamica del classico ‘cavallo di ritorno’, a seguito del pagamento di un’importante somma di denaro, durante un incontro programmato qualche giorno dopo. Quanto agli arrestati, gli stessi, già noti alle forze dell’ordine, sono ritenuti nell’ordinanza in possesso “di un’allarmante propensione a rendersi responsabili di gravi condotte criminose ed inseriti in più ampi e pericolosi circuiti delinquenziali”. Uno degli indagati, in particolare, avrebbe partecipato alla rapina mentre si trovava in permesso premio dal carcere nel quale era ristretto.