Il Pnrr atterra sulle Regioni. Che entrano in campo nell’attuazione del Piano attraverso l’avvio dei primi ‘progetti bandiera’, su temi altamente innovativi come l’Hydrogen Valley e la medicina predittiva. Sei le Regioni apripista, Liguria, Piemonte, Friuli-Venezia-Giulia, Umbria, Basilicata; ma nel giro di qualche mese dovrebbero essere tutte coinvolte.
«Siete i protagonisti del Piano», assicura il presidente del consiglio Mario Draghi ai governatori che più volte hanno espresso l’esigenza di avere un ruolo nel Pnrr: «Il piano parte dal basso e ha bisogno del vostro contributo», sottolinea il premier, assicurando il sostegno incondizionato del governo.
Il primo blocco di protocolli d’intesa, siglati nella Sala Verde di Palazzo Chigi alla presenza di quattro ministri e sei presidenti di Regione, oltre al premier e al sottosegretario alla presidenza del consiglio Roberto Garofoli, riguarda il progetto della Liguria per realizzare il primo ‘Centro di Medicina Computazionale e Tecnologica’ e quello delle altre cinque regioni per la realizzazione di siti di produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse, le cosiddette ‘Hydrogen Valleys’.
«Due progetti di grande interesse territoriale e nazionale», che rafforzano la coesione dei territori,- evidenzia Draghi -, spiegando che se il progetto ligure punta a diventare un punto di riferimento nel settore della sanità, quello sull’idrogeno verde darà una spinta sia all’occupazione che agli obiettivi green. Il primo, che – puntualizza la ministra dell’università Messa – si integrerà con la ricerca, consentirà all’Italia – aggiunge il titolare della salute Speranza – di «rafforzare la nostra capacità su un terreno rilevante come la medicina personalizzata»; il secondo, rileva il titolare della transizione Cingolani, rimetterà il nostro paese «in linea con i migliori Stati Ue in un settore strategico per il futuro».
In Puglia, in particolare, gli investimenti interesseranno in un certo modo anche l’Ilva, su cui lo stesso Draghi rilancia l’impegno del governo: vogliamo «riportarla a quello che era quando era competitiva, era la più grande acciaieria d’Europa». La Puglia, infatti, ha candidato Taranto ad essere «il polo, se possibile nazionale, per la sperimentazione delle tecnologie che consentiranno di usare l’idrogeno anche nella fase industriale dell’acciaio», spiega il governatore Emiliano, che nonostante si tratti di un primo passo e le risorse non siano state ancora messe a disposizione, si dice molto soddisfatto dell’impegno “netto” del premier per la la decarbonizzazione dell’acciaieria.
Proprio Emiliano, arrivato alla cerimonia a Chigi lamentando il mancato coinvolgimento delle Regioni nel Pnrr, lascia la capitale soddisfatto del fatto che si sia aperto «un metodo di lavoro tra il governo e le regioni». Usa la parola «coordinamento» il premier Draghi, che ai governatori dice: serve «un continuo colloquio», senza il quale semplicemente «si perde tempo». Cosa che col Pnrr non ci si può permettere. La prima scadenza è nel 2023 e le Regioni si vedranno già tra una decina di giorni con Cingolani per fare il punto e iniziare, annuncia il governatore della Calabria Bardi. «E’ l’inizio di un percorso», sottolinea il presidente del Friuli Fedriga, impegnato sull’idrogeno verde. Anche l’Umbra lavora per diventare uno dei poli pilota a livello nazionale, sottolinea la presidente Tesei.
Il progetto permetterà di recuperare aree dismesse, ma anche «creare nuova occupazione», in aree come il Piemonte dove molti lavoratori lo perderanno per la transizione dal motore termico a quello elettrico, osserva il governatore Cirio. La Liguria punta sulla salute con un progetto che è «davvero lo spirito del Pnrr», dice Toti. Questi primi 6 progetti sono comunque solo l’inizio: l’obiettivo nell’arco di qualche mese – annuncia la ministra degli affari regionali Gelmini – è avviarli in tutte le regioni italiane.