Una delle cose di cui i media attenti ai fenomeni economici -specie meridionali- dovrebbero dare notizia è che ormai la disoccupazione è a zero specie nelle province centrali della Puglia ma anche altrove. Il Pil rimane ancora basso ma c’è da ben sperare. La disoccupazione zero è una notizia che rivoluziona alle fondamenta il modo di approcciare la questione meridionale e italiana. Non si trovano muratori, idraulici, fabbri, carpentieri, contadini, ortolani, potatori, trattoristi, tecnologi alimentari, camerieri, cuochi, ma anche camionisti, contabili, venditori, gommisti, meccanici, … a dispetto di certe statistiche non esiste un settore della economia identitaria meridionale che non abbia problemi di personale gravissimi. Solo chi non vuole non lavora. Non è solo la conseguenza della fine della delocalizzazione che sta riportando a casa loro le imprese che erano andate in cerca di fortuna altrove come Natuzzi (ma anche tantissime altre delle maggiormente note, come anche centinaia di meno note). Si tratta invece di un numero molto più grande e cioè delle imprese della economia reale che stanno crescendo e che producono pezzi del nostro modo di vivere e consumare. Tutti cercano nuovi addetti e naturalmente si tratta di trovare personale che debba saper fare molto e costare poco dato che il mercato -e specie la grande distribuzione- nazionale ed estero paga i nostri prodotti ancora molto meno del loro valore.
Questo sviluppo endogeno -e quindi fortissimo- convive ancora con elementi altamente inquinanti come le imprese che dipendono dagli appalti pubblici o quelle estere che ancora sfruttano la nostra manodopera; inoltre parte delle nostre attività sono drogate da interventi pubblici sotto forma di bonus e altro.. ma la notizia è che almeno nella parte centrale della Puglia l’economia si sta svincolando dall’autocommiserazione.
Il nemico numero uno della nostra economia in questa fase è il reddito di cittadinanza che così come è stato concepito ed applicato premia chi non lavora con un vero e proprio stipendio! Ma anche il pubblico impiego blocca lo sviluppo, assorbendo migliaia di persone che potrebbero essere impiegate in modo certamente migliore; così anche la moda di cercare all’estero la fortuna che sta sotto casa rallenta fortemente la crescita. Queste zavorre dello sviluppo sono tutte frutto di una dis-cultura diffusa e profonda che coinvolge la massima parte della classe di governo tra politici e burocrati. Quella dis-cultura rende costoso il lavoro -anche il meno qualificato- per via della zavorra burocratica e fiscale che impone. Una vera e propria stupidità di governo!
Quindi e per effettuare una sintesi abbiamo una moltitudine di imprese che ha innescato il decollo economico del mezzogiorno -tanto agognato da decenni- mentre le classi impiegatizie parassitarie e politicizzate remano contro con burocrazie e fiscalità asfissianti, quasi fossero esponenti di una potenza economica straniera occupante. Se poi provano a comprare consenso con bonus vari riescono a drogarla favorendo l’inflazione che sembrava fosse stata definitivamente sconfitta e che oggi riappare come lievitazione di costi (che appesantiscono la parte sana dell’economia) e non certo di prezzi dei prodotti finiti che le imprese meridionali vorrebbero vendere in modo più remunerativo.
Un guazzabuglio infinito che non trova posto nei media forse perchè non si sono accorti di nulla e attendono una qualche statistica che lo sancisca; neanche la politica se ne accorge forse perchè non è in grado neanche lontanamente di capire quello che accade.
Canio Trione