“Non dobbiamo abituarci, non possiamo accettare che un tale sacrificio diventi la norma“. Lo sostiene l’arcivescovo di Taranto monsignor Filippo Santoro commentando la morte di Antony Turnone, l’operaio di 29 anni originario del Tarantino e morto ieri folgorato mentre era a lavoro in un impianto fotovoltaico in Salento.
“Siamo qui a piangere la perdita di un altro figlio di questa terra, un’altra giovane vita strappata – aggiunge l’arcivescovo – Solo pochi giorni fa piangevamo il povero Massimo De Vita (l’operaio morto lo scorso 22 marzo in un incidente avvenuto al porto di Taranto, ndr) abbiamo lanciato appelli per una rinnovata attenzione nei confronti dei lavoratori, della loro sicurezza, per un lavoro che fosse solo un’occasione di promozione della dignità umana e di promozione sociale“.
“Prego anche per noi, perché non ci prendano lo scoramento, la disillusione, perché non cediamo al sentimento della fatalità: non si muore sul lavoro per fatalità, si muore per inosservanza delle norme di sicurezza, per la responsabilità di avrebbe dovuto e non ha controllato che fossero applicate”, conclude Santoro.