Traffico illecito di rifiuti, danneggiamento e getto pericolo di cose: le ipotesi di reato sono state contestate a 8 persone, tra operai e vertici di un’azienda della provincia di Taranto, dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce, a conclusione delle indagini condotte dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria di Taranto, in collaborazione con gli agenti del Nucleo di vigilanza ambientale della Regione Puglia.
Nell’ambito della stessa inchiesta, lo scorso 2 marzo, sono stati eseguiti decreti di perquisizione e di sequestro preventivo del capannone di proprietà dell’azienda ad autorimessa, di somme di denaro, dei camion adibiti ad auto spurgo, di un furgone aziendale e di due autovetture .L’indagine è partita da un esposto anonimo ed è iniziata a marzo del 2021. Diversi i servizi di video sorveglianza che hanno portato a ipotizzare “un sodalizio criminale dedito allo smaltimento illecito di reflui fognari nella rete fognaria pubblica”.
“Gli addetti della società prelevavano i liquami dalle abitazioni non servite da rete fognaria pubblica e, senza compilare la prescritta documentazione fiscale ed amministrativa per la tracciabilità del rifiuto, lo sversavano, direttamente nei tombini stradali e non presso il depuratore“, spiega la procura in una nota.
“Ne derivava un notevole illecito profitto economico poiché l’intera operazione veniva svolta in maniera occulta, illecita e dannosa per l’ambiente”, prosegue la procura. “Gli sversamenti illeciti di liquami avrebbero causato gravi danni alla rete fognaria pubblica per i quali si sono resi necessari interventi straordinari di manutenzione e ripristino della funzionalità con danno economico rilevante per il gestore della rete”.
Il 22 marzo scorso, il tribunale del riesame di Lecce non ha accolto le richieste dei difensori di alcuni indagati dichiarandone alcune inammissibili e rigettandone altre confermando l’ipotesi accusatoria.