Operaio muore in porto Taranto: Anmil, saremo parte civile

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 “Se dovessero emergere responsabilita’ dell’azienda della quale la vittima era dipendente, l’Anmil Taranto intende costituirsi parte civile nel relativo procedimento”. Lo dichiara Emidio Deandri, vicepresidente nazionale dell’associazione per mutilati e invalidi del lavoro, riferendosi all’incidente sul lavoro al porto di Taranto in cui e’ morto un operaio di 45 anni schiacciato da un grosso telaio in ferro durante operazioni di movimentazione di pale eoliche.

Taranto, osserva Deandri, è “Una città che paga, con tragica periodicità, un pesantissimo tributo di vita umane allo ‘sviluppo del Paese’. Lo paga con tanti lavoratori che, come oggi Massimo De Vita, escono tranquilli di casa la mattina salutando i figli e non tornano più, schiacciati da un carico o cadendo in mare in una gru, e lo paga riempiendo gli ospedali di lavoratori affetti da malattie professionali e di tanti cittadini con patologie tumorali”.

L’unica attenzione “che riserva anche questo Governo a Taranto – attacca il vicepresidente Anmil – è per la produzione necessaria per il Pil nazionale, oggi più che mai strategica per la crisi energetica e per quella derivata dalla guerra. Il premier Mario Draghi si preoccupa della produzione, ma non spende una parola per la sicurezza sui posti di lavoro e per abbattere l’inquinamento che ammala i tarantini. Questo è inaccettabile. Siamo stanchi di assistere a questo stillicidio di morti bianche e non abbiamo più parole per esprimere la nostra rabbia di fronte a queste barbarie, perché tali sono”, conclude.

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