LA STORIA INFINITA DELLA POPOLARE DI BARI

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La storia infinita della banca popolare di Bari continua.

Abbiamo un nuovo amministratore delegato a condurre la banca fuori dalle secche in cui è incagliata.

Le condizioni di partenza sono delle peggiori ma tutti sperano e attendono una decisa virata. Virata assolutamente necessaria.

È necessaria per i risparmiatori che -molto spesso- hanno ad essa affidato tutti i loro risparmi acquistando le azioni oggi non più vendibili.

È necessaria per i clienti -famiglie e imprese- che vorrebbero potersi fidare e rivolgere ad un partner bancario più sensibile alle loro esigenze.

È necessaria per tutta l’economia meridionale ulteriormente periferializzata dalla mondializzazione selvaggia.

È necessaria per i risparmiatori che temono per i soldini depositati nei conti della banca e delle banche nelle stesse condizioni.

L’esperienza recente ha insegnato due cose essenziali. La prima è la necessità di dotarsi di prodotti bancari innovativi che inducano nuovi clienti a scegliere questo istituto rispetto ad altri. Prodotti innovativi essenziali per l’economia meridionale oggi violentata dalle rigidità delle regole nazionali ed europee. Ed è questo un settore infinito nel quale mostrare le capacità manageriali della nuova conduzione.

Il secondo è la necessità di recuperare fiducia con l’unica strada corretta: rimuovere il ciclopico muro di opacità che ha nascosto gli avvenimenti interni alla banca. La regola aurea è nota a tutti: una notizia -per brutta che sia- è meglio del dubbio e della omertà. La opacità è l’inverso della fiducia e la fiducia è il valore più grande per una istituzione finanziaria e bancaria; la prima condizione per meritarla è la trasparenza. Peraltro è l’intero sistema bancario italiano a soffrire di questa grave malattia e quindi da Bari deve partire la nuova esperienza di una banca chiara e trasparente.

La nuova gestione deve anche intercettare i segni dei tempi come il pnrr e la transizione ecologica e la Banca di Bari deve sapere profittarne e sostenere gli investimenti relativi

In molti assistono con scetticismo all’avvio di questa nuova fase e certamente i dubbi vi sono e sono enormi. Anche un guru della finanza internazionale avrebbe esitato a mettersi in una avventura del genere in una realtà come quella del mezzogiorno d’Italia. D’altronde come si può pensare di avere una banca florida in una economia debole?

In questo contesto noto a tutti è assolutamente infantile chiedere ad una persona sola di risolvere in breve tempo i problemi stratificati negli anni passati e aggravati anche dalle istituzioni pubbliche…la difficoltà del momento dovrebbe indurre tutti i vari attori a comportamenti più collaborativi, costruttivi e propositivi.

In questo momento ottimo sarebbe sapere come si intende invertire la tendenza; non tanto un piano industriale che inevitabilmente presto subirebbe le modifiche che la situazione economica imporrebbe; ma una dichiarazione di intenti che sappia infondere consapevolezza tra i dipendenti e tra i clienti attuali e potenziali. Dichiarazione che ovviamente sia concertata anche con l’azionista di maggioranza.

Su tutto aleggia lo spettro della sfiducia ormai unanime del mondo del risparmio (e cioè della gente tutta) per quello delle banche e, più in generale, per quello della finanza. Problema immenso e non solo italiano che va affrontato immediatamente per evitare i guai ancora peggiori che sono dietro l’angolo.

Canio Trione

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